Proseguono le inaugurazioni
delle oltre quaranta mostre in cui si articola FotoGrafia - festival
internazionale di Roma e l'Istituto
Nazionale per la Grafica partecipa alla manifestazione ospitando
nel Palazzo della Calcografia tre mostre: la prima è una collettiva
dedicata al tema del Festival, 'La dura bellezza'. Curata da Marco
Delogu, direttore artistico di FotoGrafia 2004, l'esposizione propone
una serie di fotografie provenienti da alcune collezioni private
romane e presentate come se fossero appese sulle pareti di una casa.
Gli autori sono Gabriele Basilico, Nunzio Battaglia, Roberto Bossaglia,
Henri Cartier-Bresson, Cecil Beaton, Gianni Berengo Gardin, Leonard
Freed, Cristina Garcia Rodero, Flor Garduño, Mario Giacomelli,
Luis Gonzàlez Palma, Josef Koudelka, Don McCullin, Lee Miller,
Helmut Newton, Simon Norfolk, Man Ray, Sebastião Salgado,
Tazio Secchiaroli, Bert Stern, Antanas Sutkus, Joel Peter Witkin,
Paolo Pellegrin, Fabio Ponzio, D. E. Scherman, Jean Loup Sieff, Andreas
Gurski, Bernd e Hilla Becker, Thomas Struth, Douglas Huebler, Robert
Mapplethorpe, Francesca Woodman, Nunzio Battaglia, Marilù Eustachio,
Elliott Erwitt, Franco Pinna, Fosco Maraini, William Klein, |
Luxardo,
Hobuyoshi Araki, Irving Klaw, Carlo Mollino, Baccarini&Porta, Giosetta Fioroni, Luigi Ontani. Nelle loro opere
si può trovare la bellezza secca del documento, la bellezza
della non-bellezza, dell'estetica che si oppone agli estetismi: così si
va dalla sensualità di Marylin o Claudia Cardinale all'intensità del
volto di un clochard, l'Homeless Irishman di Don McCullin; dalla
Venezia di Gianni Berengo Gardin alla miniera a cielo aperto di Serra
Pelada, in Brasile, documentata da Sebastião Salgado; e ancora
dalla My Fair Lady di Cecil Beaton ai rifugiati afgani nel Campo
di Jalozai, presso Peshawa, in Pakistan.
La mostra costituisce il primo passo di un progetto che intende legare
il tema annuale del Festival FotoGrafia alle immagini delle collezioni
private di Roma.
L'intenzione è anche quella di far riflettere sul collezionismo fotografico
in un momento in cui ci si interroga sui rapporti tra fotografia e arte contemporanea,
o sulla differenza tra fotografi e artisti fotografi.
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