Home Nunzio Battaglia fotografia
2011

05

07

09


Milano - MIA

13 mag.

15 mag.

2011

 
 
 

 

 

 

   
inaugurazione: venerdì 13 maggio
dalle 11.00 fino alle 22.00
Sede: SuperstudioPiù
Via Tortona 27, Milano
   

La partenza e gli sviluppi della vicenda di Nunzio Battaglia si ricollegano, in apparenza, a quelli di una generazione precedente. La fotografia a colori per autori come Ghirri, Chiaramonte, Cresci, Barbieri, era invenzione di possibilità nuove di relazione visiva con il mondo esterno basate su una conoscenza precisa del paesaggio evitando ogni cristallizzazione accademica. Battaglia decide di essere fotografo nel 1993, è recente la fine di Ghirri e la nuova fotografia di paesaggio italiana è già esperienza storica. Da quelle ricerche trae l’idea che con le immagini si possa costruire un’enciclopedia del visibile per combinatoria infinita di visioni e figure. E poi il rallentamento dello sguardo per dilatarne la durata, in una riflessione volta alla propria percezione e alla scoperta dell’esterno. Dalle riprese in grande formato
di acuminata descrizione, il percorso dell’autore passa a sfocature selettive che mimano la percezione oculare filtrata dalla memoria, e poi alla loro rielaborazione digitale, quindi all’abbandono definitivo dell’equivalenza definizione/esatta descrizione. Vediamo, così, immagini come di penombra, e si acuisce il senso delle ambiguità del percepito. Più che sfocature troviamo rilievi ben individuati di ombre liquide e sfuggenti. I volti delle sue foto perdono i tratti qualificanti e scatenano associazioni tutte interne: le macchie di luce come di fantasmi nel museo di Amburgo, la maschera abbandona ogni possibilità di recupero etnografico, si avvicina ad una evocazione funebre e sensuale da Secessione mitteleuropea.
Munch è fortemente evocato da qualcosa della cui realtà non siamo poi così sicuri: il volto per Battaglia non è occasione di ritratto ma luogo di condensazione di mentalità collettiva e esperienza individuale. Le palme sono ridotte al segno quasi astratto di sé, indicano una geografia più del pensiero collettivo che dell’esperienza odeporica. Colori come di giocattoli, come viaggi dentro vecchi flipper, sono colori del sacro dal lontano oriente dove Battaglia sa riallacciare minuscoli ricordi alla visione del grande Mondo.
Paolo Barbaro.

 

The start and successive developments of Nunzio Battaglia’s work apparently link to those of an older generation. To authors like Ghirri, Chiaramonte, Cresci, Barbieri, color photography was the discovery of new possibilities of visual relationship with the outside world, based on a precise knowledge of the landscape and avoiding any academic crystallization. Battaglia turns to photography in 1993: Ghirri’s passing is recent and the new Italian landscape photography is already history. Drawing from that experiences, he proposes to shape an encyclopedia of all things visible, infinitely combining visions and figures. Then comes the slowing of vision so as to expand duration, addressed both to his own perception and to the discovery of the outside world. Starting from large-sized, sharp shots, the author turns to selective blurs that mimic ocular perception as filtered by memory, then to their digital reprocessing, finally giving up the definition/description equivalence. We now see somewhat half-lighted images, and the sense of ambiguity of what is perceived is strengthened. More than blurs, we are now confronted with well-identified reliefs, liquid and shifting shadows. The faces in his pictures lose the qualifying traits and trigger all-internal associations: spots of light are like ghosts in the Hamburg museum, the mask abandons any possibility of an ethnographic recovery, and approaches e funereal and sensual evocation of the Mittel-european Secession. Munch comes to mind because of something of whose reality we are not so sure: for Battaglia, the face is not meant for portrait, and serves instead as a place condensing the collective mind and the individual experience. Palms are reduced to the quasi-abstract sign of themselves – they indicate a geography of thought more than an odeporic experience. Colors as if they were toys, as if travelling inside old pinball machines; they are colors from the sacred from the Far East, and through them Battaglia manages to link tiny memories to the sights of a whole world.
Paolo Barbaro


GALLERY 

         
   
 
   
         

 

 
 

       Rivista

 
 
Il Fotografo   Il Fotografo MIA 2011 Nunzio Battaglia

 

 

     CONTRIBUTI CRITICI

    LINK - PRESS

DOWNLOAD     

    

   

    

    

   MIAFAIR

    

    

   

    

    top

Copyright ©2001/2011 All Rights Reserved - www.nunziobattaglia.it - info@nunziobattaglia.it