Il titolo della mostra, composto da due
ideogrammi cinesi, rimanda a una concezione delle sguardo tipicamente
orientale: la parola iu è vicina al concetto occidentale
di “essenza” delle cose, ma la tempo stesso allude
anche alle loro parvenze; la parola lü riguarda invece la
percezione del mondo. Seguendo tali suggestioni nell’opera
di Nunzio Battaglia visione e pensiero si fondono nella rappresentazione
del paesaggio come corrispondenza, Eden perduto ma non del tutto.
Egli opera infatti come gli antichi pittori cinesi, i quali non
dipingevano uno stato preciso del paesaggio, ma un momento di
transizione, di sospensione non irrigidita in una forma precisa.
La presenza dei luoghi in questo modo si diluisce, viene attraversata
dall’assenza, dal vuoto, da qualcosa che emerge immergendosi,
che si impone scomparendo tra le brume. |
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L’autore crea così immagini
tra l’esserci e il non esserci, ritrova un incanto mostrandoli
solo in modo indiziale e sfumato, affinché appaiono presenti
e assenti, al contempo nel mondo e sospesi in una dimensione
distante, forse imparentata con i sogni, con il nostro desiderio
di un altrove. I suoi ampi paesaggio americani e quelli dell’Estremo
Oriente paiono così aleggiare in un’atmosfera magica,
custodiscono una somiglianza con il mondo reale senza coincidere
visivamente con esso, senza ridursi a mera documentazione. A
compimento di questa ricerca sono esposti tre nuovi trittici
legati alle stagioni, nei quali il rapporto con il territorio
e la visione declina verso nuovi elementi di plasticità e
colore guidati dalla forza luminosa del Mediterraneo. |