VEDERE L'INVISIBILE

di Mario Cresci.

Un pensiero per Nunzio


Un uomo percorreva l'isola triangolare alla ricerca del foglio-mondo dove la Grande Madre, prima mito e poi archetipo, aveva deposto le sue uova nelle calde acque marine di Stromboli.
Nei suoi viaggi solitari pensava spesso che l'assenza è il luogo dell'immagine come il silenzio è il luogo della parola e che la Grande Madre era per lui un gioco sotterraneo tra Storia e Destino giocato sullo spessore opaco della materia e della memoria del tempo, dove non è difficile scorgere quale delle due figure è illusione, artificio, tentativo sconfitto.
L'isola triangolare gli consentiva anche, con il passare dei tempo, di vedere all'interno di se stessa la complessità delle sue arterie vulcaniche riflessa nei boschi e nei fondali della Grande Natura che lentamente si specchiava nei suoi sguardi di viaggiatore.
"Se il voyeur vedesse il suo occhio" scrisse Freud nel tentativo di risalire dall'immagine del mondo alla soggettività che la contempla.
Ciò nonostante l'uomo continuava a vedere quello che lui credeva di vedere ma che sapeva bene appartenere al suo immaginario tanto era irrefrenabile il desiderio di scrutare l'anima della Grande Madre con la cognizione e la consapevolezza che non l'avrebbe mai privata della libertà di mutare continuamente alla sua vista.

Mario Cresci,
in Città d'anima, The C, Milano 1999


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