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Un sintetica mappa delle direzioni e delle testimonianze:
tracce e suggerimenti proposti da curatori e critici tendenti a
dichiarare, come in un costante lavoro di scavo e monitoraggio, specifici
contributi prodotti nella filiera del lavoro artistico dell'autore. |
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Elio Grazioli,
Visita allo studio di Nunzio Battaglia
"DOPPIOZERO"
[...]
In un’altra zona dello studio mi fa allora vedere altre due immagini egizie. Una è un’ippopotama gravida, famosa mi pare, e mi dice: “Ha a che fare con il Nilo, ha a che fare con un’amplificazione dell’esistenza… È estremamente materna, ma non mediterranea; è una maternità cosmica, cioè la pancia della mamma, di ogni mamma…”. L’altra è un volto di una scultura lignea bruciata per metà, e mi dice: “Questa è svelatrice. Vedi? Nell’arte bruciata si vede l’albero di partenza, poi si vede la scultura, cioè quello che è diventato. Quindi c’è questo trapasso del trapasso…”. Accanto alle due immagini ne ha messo una di lui bambino con sua madre e dei vistosi fiori di plastica, “pop” dice. “Cioè”, dice, “il rapporto con l’immagine a questo punto non è nel rappresentato ma è… Ecco, è come la bustina del tè: la immergi nell’acqua e si spande. È un bagno ottico. Non è la dimostrazione, è un soffio caldo, è un massaggio, un massaggio senza contatto”.
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Pino Guerrera,
note alla presentazione
della mostra "In-VisibÌlia"
[...]
La descrizione che un fotografo è capace di fare con l'occhio
e l'obiettivo a noi architetti richiederebbe tanta fatica in più
e un'elaborazione più complessa, e non sarebbe così efficace.
[...] È questo che m'interessa dei fotografi, la
capacità di descrivere il vuoto, come dice Wenders in una
sua intervista.
Credo che nell'opera di Nunzio Battaglia, tra le altre cose, si
possa leggere questa capacità di lettura, e non è poco.
In un viaggio che ho fatto "attorno a casa mia", Nunzio mi ha fatto
scoprire gli spazi della mia città, spazi dove passo ogni
giorno ma che non riesco a cogliere fino in fondo.
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Vittorio Savi,
in "Omaggio a
L. Ghirri"
...In Nunzio Battaglia risuona
forte l'interiorizzazione del soggetto materiale
e del dato luministico, ed è meraviglioso
come al fuoco del lavoro grandangolare le situazioni anguste e i
siti variopinti dalla Sicilia alla Mitteleuropa si trasformino in
pianure spente e trasognate, Ètendues rìveuses
(direbbe il critico Lemagny); pianure, metafore dell'anima
(direbbe lo scrittore
Borges...) ... |
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Roberto Mutti,
in "Omaggio a Luigi Ghirri"
Il lavoro di Nunzio Battaglia induce a una
lettura che sappia andar oltre l'analisi episodica della singola
immagine per cogliere invece analogie, connessioni, rimandi che
sono parte essenziale del suo complesso percorso visivo e concettuale. [...]
Spesso questo spostamento rivela la specifica sensibilità
dell'autore che non ha dimenticato la sua formazione di architetto:
così gli basta fare un passo indietro per trasformare la
figura in primo piano della prima immagine in un particolare che,
in quella successiva, è inserito in una facciata che colpisce
per diversi elementi stilistici che la caratterizzano. [...]
Ciò che affascina il fotografo è la possibilità
di creare analogie, di tracciare percorsi legati da fili sottili
e tenaci come quelli di una ragnatela: il dichiarato riferimento
alla logica della visione ipertestuale che fa emergere in modo perfino
casuale connessioni non sempre previste a livello conscio dallo
stesso autore, diviene così una guida che lo accomuna a coloro
che ne seguono e interpretano le tracce. [...]
Al contrario, nelle fotografie dell'interno di casa Freud ogni
oggetto è sì perfettamente visibile ma anche protetto da vetrine
che sembrano averli imprigionati e "uccisi" come in grandi, inquietanti,
bacheche da entomologo.
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Matteo Collura,
in "Città d'anima"
[...]
Ma cosa sono queste immagini che Nunzio Battaglia distilla servendosi
di un alambicco mentale che sembra essere tutto suo? Non saprei
dirlo con precisione, ma ci provo. Alcune fotografie di Battaglia
che ho visto sono state fatte in Sicilia, terra dalla quale lui
ed io veniamo. Ebbene, osservando quelle immagini, e forse più
dopo, ripensandoci e ricostruendole mentalmente, colori compresi,
mi pare assomiglino a certi lampi - propriamente lampi - che internamente
ci abbagliano nei momenti più disparati. Lampi questi, che
non aiutano né stimolano il ricordo, ma che in quella frazione
di secondo riescono a dare il senso, la sintesi più inarrivabilmente
efficace, per me, della Sicilia. [...]
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Mario Cresci,
in "Citta d'anima"
Un pensiero per Nunzio
Un uomo percorreva l'isola triangolare alla
ricerca del foglio-mondo dove la Grande Madre, prima mito e poi
archetipo, aveva deposto le sue uova nelle calde acque marine di
Stromboli.
Nei suoi viaggi solitari pensava spesso che l'assenza è il
luogo dell'immagine come il silenzio è il luogo della parola
e che la Grande Madre era per lui un gioco sotterraneo tra Storia
e Destino giocato sullo spessore opaco della materia e della memoria
del tempo, dove non è difficile scorgere quale delle due
figure è illusione, artificio, tentativo sconfitto.
L'isola triangolare gli consentiva anche, con il passare dei tempo,
di vedere all'interno di se stessa la complessità delle
sue arterie vulcaniche riflessa nei boschi e nei fondali della
Grande
Natura che lentamente si specchiava nei suoi sguardi di viaggiatore.
"Se il voyeur vedesse il suo occhio" scrisse Freud nel tentativo
di risalire dall'immagine del mondo alla soggettività che
la contempla.
Ciò nonostante l'uomo continuava a vedere quello che lui
credeva di vedere ma che sapeva bene appartenere al suo immaginario
tanto era irrefrenabile il desiderio di scrutare l'anima della Grande
Madre con la cognizione e la consapevolezza che non l'avrebbe mai
privata della libertà di mutare continuamente alla sua vista.
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Gigliola Foschi,
in "Avvistamenti"
[...]
l'occhio trasparente e vago che ci osserva dalle fotografie di Nunzio
Battaglia diventa come un invito a fare nostro, e ripetere specularmente,
quello stesso sguardo che con premura si posa sui silenziosi oggetti
raccolti in queste immagini. [...]
lo sguardo delicato e salvifico presente nelle foto di Battaglia è riuscito a cogliere il momento in cui l'anima riposta degli
oggetti esce nella luce, si fa vedere. È come se Battaglia
avesse fotografato il lungo istante in cui gli oggetti - questi
poveri manufatti inerti, abbandonati, immobilizzati nel momento
in cui non servono più - esalano la loro umilissima anima,
la lasciano trascolorare in superficie, la lasciano vagolare dentro
quel che potremmo chiamare il tremulo e sommesso oltremondo delle
cose. [...]
un erebo, dotato di una sua strana, languida spazialità,
una docile profondità prospettica, leggermente decentrata
e priva di punto di fuga, un po' sbilanciata, e però accogliente.
[...]
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Diego Mormorio,
in "Città d'anima"
Ricordo e dimenticanza ci tengono continuamente
legati al nostro giardino e alla bellezza che coltiviamo nella
nostra mente. Non possiamo, invero, vivere senza un giardino, in
quanto
non possiamo vivere senza una bellezza radicata nella natura e
non separata dal nostro agire. Questo bisogno della bellezza è
tanto grande da far sì che pure avendone già uno,
siamo continuamente alla ricerca di giardino ulteriore. Ciò
ci porta ad attraversare molti paesaggi, a guardare con intensità piante,
pietre, acque, cieli.
In questo modo, il nostro vagare diventa un esercizio che somiglia
al giardinaggio, in quanto è una cura del giardino che abbiamo
e dall'altro che stiamo cercando.
Su questa via, credo che sia un giardinaggio anche il vagare fotografando
di Nunzio Battaglia. Le fotografie che qui egli raccoglie sono
tout-court
il suo giardino, che è, in una certa misura, anche un mio
giardino.
P. S. Naturalmente, come dicevamo, si può
coltivare più di un giardino. Ma, altrettanto naturalmente,
soltanto pochissime persone - assolutamente fuori dalle ordinarie
debolezze umane -riescono ad avere per giardino il mondo intero.
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Denis Curti,
da "Immaginanti"
[...]
Ti muovi con l'ansia dell'esteta e, anche tu, la pensi come Predrag
Matvejievic. Anche tu credi che il Mediterraneo, più che
un'idea, più che un luogo, sia invece un destino. [...]
Il tuo Mediterraneo ti è entrato nel sangue e in un certo
momento ti ha chiesto di essere guardato e tu, hai viaggiato con
il cuore in gola. Hai sentito il richiamo e hai sorriso con gli
occhi [...]
Laggiù, verso la linea dell'orizzonte si mischiavano i colori
e pian piano emergeva il bisogno selvaggio di cambiare le cose,
di frugare nei cassetti, di conoscere il passato, di annusare il
futuro, di amare il presente, di lasciar sgorgare l'imperfetto.
Avevi capito che l'azione per l'azione non aveva senso.
Adesso che hai finito di scattare le fotografie. Adesso che le
hai ordinate, ingrandite o rimpicciolite, devi trovare il coraggio
di
montare una storia, non per farci capire di più, ma perché
queste appartengano sempre più a te stesso. [...]
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