La mostra raccoglie i lavori su Bologna realizzati da tre tra i più importanti fotografi di architettura e di paesaggio italiani. Le foto di Gabriele Basilico, realizzate su incarico della Regione Emilia-Romagna, rappresentano in qualche modo un ritratto del futuro. Si tratta infatti di un mosaico dei luoghi della riqualificazione, la mappa delle aree su cui la città deve puntare per disegnare il proprio futuro. Le aree dismesse, le zone industriali in abbandono, l’edilizia residenziale e terziaria non più adeguata alle necessità e alle esigenze complesse della città contemporanea vengono ritratte da Basilico con uno sguardo che cerca già di cogliere il loro senso futuro, quella natura urbana che i nuovi progetti dovranno conservare. La ricerca di Nunzio Battaglia si muove a cavallo tra la qualità e la quantità della città, indaga i dettagli degli edifici migliori ma insegue anche la metropoli assente, i luoghi della cronaca nera architettonica, gli interstizi e le incongruenze urbane. Le sue foto nascono infatti da due occasioni diverse: la prima è il numero monografico di “Gomorra” su Bologna, realizzato nel maggio 2004, la seconda la ricerca sull’architettura contemporanea bolognese, esposta nella mostra“Quale e Quanta” (2005), a cura dell’Istituto regionale per i Beni Culturali e delle facoltà di architettura emiliane. Battaglia mette in queste foto in scena il suo ricorrente tentativo di “fermare l’attimo”, di cogliere, con uno sguardo obliquo e sospeso, il momento in cui si forma il senso dell’architettura urbana, o viceversa la sua
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assenza, la strana incapacità che ha a volte l’architettura a costruire dei luoghi, a disegnarne il significato.
Il progetto di Jodice ha una relazione ancor più stretta con l’idea del governo del cambiamento urbano. Direttamente legato alle strategie di trasformazione prefigurate dal piano strategico comunale, indaga alcuni luoghi specifici considerati come i terminali più sensibili del mutamento. I luoghi individuati sono quattro punti caldi della “città della ferrovia”: la stazione, l’aeroporto, il Fiera District, l’area del CAAB. La tecnica scelta da Jodice e quella della “sequenza”, come se fosse in questo modo possibile dare allo stesso tempo l’idea del cambiamento della città e della capacità della fotografia mezzo “still” per eccellenza di raccontare il movimento delle persone. Inserito nel progetto “Superluoghi” della Provincia e del Comune di Bologna, il lavoro di Jodice è parte di un più generale progetto chiamato "The Secret Traces", un atlante di pedinamenti di individui tra diversi punti di diverse metropoli. Secret Traces, nato nel 1998, si è già occupato di 27 metropoli (Tokyo, Buenos Aires, Rotterdam, New York, eccetera) e inaugura con Bologna la serie delle “metropoli medie”. All’interno del progetto “Villard09” il lavoro dei tre fotografi serve a rendere evidente come ogni discussione sul futuro di Bologna, sul suo bisogno di creatività e innovazione ha senso solo se si estende a linguaggi diversi e capaci di dialogare con l’architettura, l’urbanistica, l’arte.
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