Dalla metà degli
anni Settanta del Novecento prende avvio, con la presidenza di
Lucio Gambi (Ravenna 1920 – Firenze 2006), docente di geografia
nelle Università di Messina, Milano e Bologna, l’attività dell’Istituto
per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
Il progetto è messo a punto in un libro del 1974 di Andrea
Emiliani, Una politica dei beni culturali, con scritti di Pier
Luigi Cervellati, Giuseppe Guglielmi e dello stesso Gambi. Le
prime ricerche dell’IBC toccano temi cari agli studi del
geografo ravennate: le tipologie della casa rurale e la loro
distribuzione sul territorio, le forme del paesaggio agrario,
l’individuazione di aree culturali omogenee i cui confini
non sempre corrispondono a quelli amministrativi vigenti. Gli
strumenti principali per ravvisare la trama storica della regione
e per riconoscere gli oggetti e i beni meritevoli di
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conservazione – secondo una concezione moderna della tutela,
allargata alla cultura materiale, alle arti minori, al tessuto
urbanistico e non più solo ai monumenti – sono i catasti,
i cabrei, le carte degli stati preunitari, le fotografie aeree.
Ma anche la fotografia da terra può diventare – sull’esempio
della celebre esperienza americana della Farm Security Administration
negli anni Trenta e Quaranta – un modo di indagare l’attualità,
cercando al suo interno la persistenza dell’antico. Ed è con
uno sguardo lento che i fotografi hanno prodotto, in trenta e più anni
di lavoro, la raccolta di immagini che costituiscono l’ossatura
della fototeca dell’IBC che qui si presenta: uno sguardo
lento perché costante, minuzioso, pazientemente ripetuto
anche a distanza di tempo, per rivedere i luoghi, per controllare
le trasformazioni e le perdite.
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